curiosità

Al di là del muro – la mia Berlino Est

“Le persone vengono uccise se cercano di scappare scavalcando quel muro, non dico altro, qui c’è la Stasi, non dico altro”.

Come ho già detto in più occasioni, posseggo 39 anni di vita scritta e anche quel giorno è chiosato come gli altri. Berlino, gita scolastica, anno 1984.

Quella dell’incipit è una frase che un tedesco mi disse durante le ore in cui restai a Berlino Est. Vedere scritte queste cose non ti fanno lo stesso effetto che sentirle direttamente da un adulto.

Tanto per incominciare non si passa al di là del muro se:

  • non cambi un tot di lire in marchi tedeschi con l’obbligo di spenderli o restituire il resto in dogana.
  • pensi ti sia consentito di girovagare come fossi al di qua del muro

Il perimetro consentito per gli stranieri in gita era molto limitato.

Al Checkpoint Charlie una scarica di paura mi aveva invasa: il modo in cui osservavano il tuo passaporto, come confrontavano la foto con chi avevano di fronte, lo sguardo duro sparato negli occhi, ( come a dirti che se credi di essere un furbo europeo, forse non hai capito dove stai per entrare. )

Sono sempre stata una curiosa, per nulla al mondo mi sarei persa l’occasione di raccogliere più informazioni possibili sul modo di vivere con il regime comunista. Dovevo capire se gli insegnanti di tedesco ci avevano preso in giro o davvero qui il terrore era ovunque come la lente di ingrandimento della Stasi e del Governo.

Vado in cerca di risposte, senza sapere che la sfrontatezza nel fare domande, in un tedesco ancora acerbo, avrebbe potuto mettermi in guai seri.

La prima sensazione arrivata al di là del muro fu quella di essere finita in una terra dimenticata da Dio. Le persone che incontrammo quel giorno stavano su una mano.

IL PRIMO IMPATTO CON UN GRUENEN

Come dicevo, i civili erano pressoché assenti, per le vie trovavi solo i Vopo, ossia la polizia popolare –  Die Volkspolizei – quella era dappertutto.

Il primo impatto militare, severo e rigido fu con un Grünen ( altro soprannome per via delle loro divise verdi)

Insieme alla mia amica Anto stavamo percorrendo Hauptstraße sul marciapiede sinistro, direzione sud. L’obiettivo era trovare un ristorante per fare colazione, lo stomaco dopo due ore di famelica ricerca, si faceva sentire.

Una voce roca, forte, imperativa grida a squarciagola Stoppen,  stop, Stoppen!!!!! 

Ricordo che ci guardammo attorno per capire che cosa stesse succedendo, mentre a passo spedito il Vopo ci veniva incontro.

A pochi centimetri da noi, con un tono graffiante grida: “Aufhören, es ist verboten auf dieser Seite fahren, gehen auf die anderen Bürgersteig 

Vietato scendere la strada dal lato sinistro perché da qui si sale, attraversate la strada se volete scendere.

Benvenuta a Berlino Est.

In this photo taken on April 29, 1984 West Berlin various graffiti are seen on the Berlin Wall.

IL RISTORANTE

Dopo aver attraversato per proseguire in direzione sud sulla Hauptstraße, vedo un altro Vopo, eretto come una statua di sale, all’angolo di un incrocio.

Ho fame e decido di chiedere a lui dove fosse il ristorante più vicino.

Siamo fortunate, pochi metri sulla destra e si mangia.

Il poliziotto ci avverte però che è molto costoso. Quanto? chiedo per non perdere tempo. Sette marchi! rispose.

Per noi era l’equivalente di un panino al bar, stiamo scherzando vero?

Ecco cosa riporto sul mio diario di quel giorno:

La hall che accoglieva gli ospiti, prima di entrare in sala, sapeva di muffa stantia, quegli odori che senti nelle soffitte vecchie abbandonate, ma poco ci importa, lo stomaco reclama il suo pasto.

C’erano delle sedie come fossimo in una sala d’attesa di una stazione, ci sediamo e dopo 5 minuti nessuno ci accoglie.

Decido di aprire l’unica porta in quella che credo dia alla sala da pranzo e sì tra noi e il cibo ci divideva lei. Radar in sala: due tavolini occupati, un cameriere che sbuca da dietro l’angolo e il mio sorriso.

Bene, c’è posto, dico alla mia amica.

Fermo al volo il cameriere che, pur avendomi vista, non mi considera e gli parlo lo stesso chiedendogli di poterci accomodare.

Mi lancia uno sguardo assurdo, mi sono sentita una maleducata, un’arrogante, una sconveniente. Mi risponde in malo modo: “Dovete attendere venti minuti nella hall, lì fuori, poi vi faccio entrare”

Chiedo la motivazione, facendogli osservare che la sala era praticamente vuota.

“Questa è la regola, qui a Berlino Est”.

Ce ne siamo andate!

EINTRITT VERBOTEN – DIVIETO D’ACCESSO –

Ripercorriamo “Unter den Linden” il viale che attraversava Berlino, ma dal 1961 si fermava alla porta di Brandeburgo, per proseguire nella Berlino Ovest, con un altro nome.

Ricordo ancora quel cartello inquietante che citava “ATTENZIONE state lasciando Berlino Ovest”. Quasi a sottolineare che oltre la barriera avremmo perso ogni speranza come nell’inferno di Dante. Cento metri di mine e congegni bloccavano chiunque avesse avuto intenzione di fuggire.

Juni 1988 Berlin (West), die Mauer, Berlin-Kreuzberg

L’unica alternativa per mettere qualcosa sotto i denti era la mensa comunale, caldamente suggerita dal nostro prof di tedesco prima di separarci per esplorare la città da soli.

Scrivo ancora sul mio diario:

Entriamo in questa mensa che mi ricorda i tendoni delle nostre sagre, grandi tavolate, sedie colorate e un buffet dove la gente si serve.

Abbiamo optato per un piatto di Rimmel und Erde, patate, mele e pancetta e ho scelto di sedermi vicino a dei vecchietti, dovevo fare la mia inchiesta e pensavo fosse l’unica occasione per attaccar bottone con degli sconosciuti.

Come si vive qui, ho chiesto sperando capisse il mio tedesco scolastico. Mi guarda con sospetto, poi capisce che sono innocua, una giovane curiosa che tra due ore salirà su un pullman e chissevistosevisto. Così inizia:

Ho quasi settant’anni e forse fra qualche anno riuscirò a comperarmi il televisore, ho risparmiato ogni giorno per questo, lo lascerò ai miei figli. Non ci credo che i berlinesi, al di là del muro, abbiano tutti il televisore, non è possibile, costa una follia.

Quelli che cercano di scappare non sanno che poi resteranno delusi, credono di trovare la libertà, non capisco quale libertà cerchino.

Hanno scavato un tunnel, ma la Stasi lo ha fatto saltare; alcuni scappano di notte pensando di non farsi beccare dalla polizia, ma è illuminato a giorno e comunque dopo il primo muro devono correre per cento metri e superare l’altro muro, quello col filo spinato, se ce la fai, cadi nel quartiere di Kreuzberg a Berlino Ovest, vicino al Checkpoint Charlie.

Tu sei giovane non puoi capire queste cose.”

Finito di pranzare, ci siamo accorte che avevamo ancora qualche marco da spendere. Tutte concorde di non lasciarli ai tedeschi in dogana cerchiamo disperatamente un negozio dove spenderli.

Purtroppo i negozi erano chiusi e quelli che avrebbero aperto di lì a qualche ora non facevano al caso nostro. Incrocio una signora e chiedo se la cartoleria apra alle 17,oo perché il cartello fuori dalla porta non riportava gli orari come nei nostri, ma i giorni di apertura e credevo ci fosse qualcosa che non andasse.

“NO, un giorno aprono i pari e il giorno dopo i dispari, così lavorano tutti!” Perché, le chiesi inorridita, è assurdo! e lei secca: Nun gut, seien Sie vorsichtig mit Ihren Äußerungen, denn es gibtauf alles eine Erwiderung.” ( Bene, stai attenta ai tuoi commenti, perché c’è una risposta a tutto!” una roba del genere )

Quel giorno la nebbia era fitta e l’impressione era di essere all’interno di una necropoli. Le finestre dei palazzoni grigio scuro erano tutti serrati e, se eri fortunato, avresti detto “Guten Tag“, senza ottenere risposta, a qualche passante.

“Non voglio lasciare i miei soldi alla polizia, dobbiamo regalarli”, dissi alla mia amica prima di ripartire.

Da lontano vediamo tre bambini, ecco l’occasione giusta.  Mi avvicino con un gran sorriso allungando il  palmo della mano: ”Diese sind für dich” – Sono per voi –

La reazione è stata agghiacciante.

Il loro sguardo si fa serio, dopo un’occhiata complice fra loro, fuggono in direzioni diverse, come per far perdere le loro tracce.

Cosa sarebbe successo a quei bambini se avessero accettato soldi da stranieri?

Erich Honecker aveva assicurato che il muro sarebbe durato cent’anni. Per la gioia dei berlinesi dell’Est, ma non per tutti, il 9 novembre 1989 fu abbattuto.

Quello che mi sono augurata al tempo fu che quei bambini avessero trovato i soldini a terra, dove li avevo lasciati, e si siano fatti una bella scorpacciata di caramelle.

Ho visitato la Berlino delle costrizioni, delle paure, delle regole comuniste, della dittatura. Poche ore per sentire tutto questo, poche chiacchiere per capire la differenza tra l’Est e l’Ovest. So che non è nulla a confronto di chi ha abitato davvero in questa parte di Germania, da cui ha cercato di fuggire. Ti assicuro che l’aria era pregna di tutto questo più che di ossigeno.

 

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