Violenza di genere

Donne e Shoah, i segreti nascosti

Il primo campo di concentramento femminile è del 1939 e si trova a Ravensbrück. Un secondo fu costituito ad Auschwitz-Birkenau nel 1942 (conosciuto anche come Auschwitz II), poi una zona femminile venne creata a Bergen-Belsen nel 1944.

PERCHE’ MI SONO SOFFERMATA SULLE DONNE?

Perché per troppi anni ciò che accadeva in aree particolari dei campi si è tenuto nascosto.

I “Sonderbauten” ovvero i bordelli all’interno dei lager.

Inizia così la ricerca di detenute per fornire servizi sessuali come incentivo alla produzione.

Ricompensa che Heinrich Himmler, il capo delle SS, aveva ideato per i cosiddetti Funktionshäftlinge («detenuti-funzionari»), gli internati che svolgevano compiti di sorveglianza all’interno del Lager, come ad esempio decani o kapò. Gli unici a poter pagare i due Reichsmark richiesti dalle SS.

LAGER FONTE DI REDDITO

I lager dovevano essere una fonte di reddito, ma dato che la produttività era molto bassa per via del cibo insufficiente, delle violenze quotidiane o delle cattive condizioni igieniche, Himmler pensò di creare degli incentivi affinché i detenuti lavorassero di più.

Tra le migliaia di donne che subivano umiliazioni quotidianamente, 300 diventarono le “donne bordello”.

Campo di concentramento di Bergen Belsen

Esclusi gli ebrei, chi produceva di più, veniva ripagato con l’accesso alla “Caserma Speciale”

Chi erano queste ragazze?

Dovevano essere giovani, età inferiore ai 25 anni, per coerenza non ebree, piuttosto polacche, tedesche o ucraine. Dovevano essere reclutate tra quelle internate con la scritta ASOCIALI.

Per salvarsi la pelle molte ragazze avevano scelto di vendere il proprio corpo, in cambio di razioni di cibo sostanziose e orari di lavoro meno pesanti rispetto alle compagne e soprattutto per..

LA GRANDE PROMESSA:

libere dopo 6 mesi di lavoro nel bordello.

Ovviamente promessa mai mantenuta.

Bordello in un Campo di Concentramento

Per accedere al bordello un deportato doveva fare regolare domanda, essere visitato da un medico e attendere il proprio turno per godere di una prestazione che non sarebbe durata più di 15 minuti, il tutto sotto stretta sorveglianza di un SS che controllava attraverso lo spioncino della porta.

VOGLIA DI SESSO O SOLO DI SEMPLICE UMANITA’?

Le ragioni che spingevano questi uomini ad avere rapporti sessuali non erano prettamente fisiche, ci sono testimonianze che raccontano quanto il sentirsi “umani” anche solo per 15 minuti grazie a un abbraccio, una parvenza di contatto fisico, li facesse sentire vivi.

Paradossale visto che usciti dal loro momento di umanità pestavano a sangue i loro compagni, ma tant’è!

Bordello di Mauthausen 1942

Per comprendere le loro scelte dovremmo esserci trovati nella stessa situazione, noi come donne o noi come uomini.

Provare dei veri sentimenti tra il fango della bestialità in cui erano costretti a vivere, doveva essere come bere un bicchier d’acqua fresca dopo 10 giorni di astinenza.

Donne fortunate, vittime o complici?

Le schiave sessuali durante il Regime

Forse tutte e tre le cose, la malvagità e la schiavitù subita dalle altre donne, soprattutto quelle che vivevano fuori dalla Caserma Speciale, erano terrificanti e molto probabilmente ne erano state vittime.

COSA SUCCEDEVA ALLE DONNE APPENA ARRIVATE NEI CAMPI

Quando arrivavano nei lager le donne venivano spogliate di tutto, ispezionate con visite ginecologiche disumane, per controllare se nascondevano gioielli o diamanti nel loro intimo e poi passate al ritiro degli abiti.

Ricevevano vestiti a casaccio troppo piccoli o grandissimi, un paio di scarpe spaiate che potevano essere un sandalo per il destro e una scarpa col tacco per la sinistra.

E POI VIA AL LAVORO

Le SS le costringevano a trasportare carriole colme di terra in un circuito che non aveva destinazione, solo per ridere di loro, ore su ore, giorno dopo giorno.

Venivano violentate di continuo ed erano perfette per gli esperimenti medici perpetrati da fantomatici dottori, improvvisati tali per divertimento.

Se volevano cambiare il loro abito, ricorrevano al baratto di cibo o si indebitavano. Alcune di loro pur di sopravvivere abbracciavano il regime diventando loro malgrado le carnefici delle loro compagne.

Non biasimo questa prostituzione, avrei accettato di fare la stessa cosa se questo mi avrebbe dato una possibilità di uscirne viva.

FINITA LA GUERRA PERO’ NESSUNO PARLA DELLE DONNE DEI LAGERBORDELL

Non si doveva sapere.

Finita la Seconda Guerra Mondiale il silenzio cala su questo aspetto del regime fascista, complici le stesse donne che si erano prostituite.

IL SENSO DI COLPA CREA OMERTA’ PER MOLTI ANNI

Si sentivano colpevoli di avercela fatta, di non aver subito i soprusi delle compagne e di essere sfuggite alle torture e alla morte.

A queste donne fu negata la richiesta di qualsiasi risarcimento, ritenendo il loro un comportamento consenziente.

Dobbiamo attendere il 1990 perché i lagerbordell vengano riconosciuti come un’ulteriore tragedia nazista nei campi di concentramento.

Oggi musei e conferenze in Germania raccontano di loro e delle scelte per nulla “consenzienti” che hanno dovuto fare queste donne per salvarsi la vita.

Alla memoria perché continui perpetuo il ricordo di tutte le vittime dell’Olocausto e per non scordarci di tutte quelle donne costrette a prostituirsi per il piacere di una follia umana.

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4 Comments

  1. Alessi Broglia says:

    La seconda foto raffigura donne che sono state rapate alla fine della guerra dai loro stessi concittadini, perché accusate di “Collaborazionismo Orizzontale” cioè fidanzate o collaborazioniste dell’esercizio tedesco occupante. La foto credo sia stata scattata in Francia. Queste ragazze che o per amore o per fame si legavano sentimentalmente ad un soldato tedesco venivano umiliate attraverso la rasatura dei capelli e mezze nude venivano costrette a fare il giro della città.

    1. Stefania Zilio says:

      Grazie Capinera curiosa, le foto le ho trovate facendo una ricerca sull’argomento. Ti ringrazio per la tua precisione, mi sei stata utilissima.

  2. immagino che abbia letto la testimonianza-“romanzo” https://it.wikipedia.org/wiki/Una_donna_a_Berlino

    1. Stefania Zilio says:

      ciao Renato, grazie per il tuo prezioso commento.No, non ho letto quel libro, ma l’ho segnato per acquistarlo. Ottimo spunto per saperne di più, grazie mille

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