Violenza di genere

“Happy slapping” ma di happy non ha nulla

Curioso a dir poco, chiamare un fenomeno happy slapping che di happy non ha proprio nulla.

Sai cos’è?

Niente poppo dimeno che l’evoluzione del bullismo, “colpo felice”, sconvolgente quanto lo sono i dati che lo riguardano.

Qualcuno lo conosce come Cyberbashing e in italiano non ha traduzioni, troppo lungo da spiegare: violenza in rete esercitata su una persona di fronte a un gruppo di persone che filmano e postano il video per divulgarlo.

Vuoi sapere l’età coinvolta?

Tra i 12 e 16 anni.

Età in cui si dovrebbe osservare la vita con occhi curiosi, in cui gli ormoni impazziti dovrebbero essere utilizzati per sperimentare i primi approcci dell’amore e non per umiliare chi è più debole di te.

Età in cui il trasgredire dovrebbe avere la decenza di uscire al limite da una pista ciclabile e non sciare sulle piste di coca.

Età in cui gli attacchi dovresti farli contro te stesso, quando ti accorgi di essere un benemerito cretino e cerchi di rimediare, non nascondendoti dietro una tastiera o un telefonino.

Sfidano le regole per sentirsi qualcuno, attaccano in favore di centinaia di like, feriscono per valere qualcosa, senza volto e palle per metterci la faccia.

Queste amebe del terzo millennio sono idioti che tolti i panni sporchi si vestono di Veja, Stine Goya,  Balenciaga, Louis Vuitton, Shouder Bag, Gucci Ace.

Il bullo è come lo spione dietro una serratura, la microtelecamera nascosta in una penna a sfera, lo spettatore davanti alla tv: c’è ma non si vede.

Ed è quel “c’è” il pericolo del fenomeno, grande manipolatore, capace di vendere ghiaccio in Alaska e una stufetta elettrica in piena estate, perché, signori miei, non agisce mai solo.

Esiste qualcuno che lo filma, esiste qualcuno che posta lo scempio, esiste eccome. Sono forse loro meno colpevoli di chi affonda calci nella pancia di un coetaneo?

Però se la fanno sotto, non si fanno un selfie sulla scena.

Me li immagino tutti d’accordo: “Ehi raga, se esce la storia commentare di brutto che non si fa, che è mostruoso tutto questo, che se li becchi sarai il primo a dargli una lezione”.

Come potrebbero sospettare di te, caro figliolo, i tuoi genitori?

Eppure in questa storia chi non ha il volto coperto è LA VITTIMA.

La vittima potrebbe riconoscere il gruppetto di idioti che filmano, incitano, incoraggiano e danno voce a chi si sporca le mani.

Perché allora non parlano?

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 4 adolescenti su 100 filmano e riprendono i loro coetanei, mentre subiscono violenze fisiche, senza intervenire, divertiti da ciò che filmano.

Poi sei in rete ed è virale.

Non parlano per paura di ripercussioni, per vergogna, per non aggravare ciò che è già gravissimo?

L’online è la distorsione per eccellenza della realtà e non si esaurirà il fenomeno, né le sue evoluzioni.

Allora è alla vittima che dobbiamo rivolgerci, dobbiamo preoccuparci di rafforzarla chiedendo di reagire, di denunciare, di non isolarsi.

Dobbiamo fare in modo che i genitori parlino di questi argomenti in casa, con costanza, a ogni occasione, a costo di risultare paranoici e fuori tempo.

I ragazzi presi di mira devono diventare più forti , devono dare loro una lezione di vita denunciando subito, un secondo dopo l’accaduto.

Non siete soli, ricordate che secondo i dati della ricerca di Ipsos per Save the Children, il 72% degli adolescenti vede infatti il Cyberbullismo come uno dei fenomeni più pericolosi del proprio tempo. Non siete soli.

DAI FORZA AL CORAGGIO E NON FARTI SCHIACCIARE COME UN VERME DIVENTA LEONE E METTI IN GABBIA I PARASSITI, SALVA TE E ALTRI COME TE, SII L’ EROE DEL TERZO MILLENNIO.

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Stefania Doimo Zilio
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