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Come elaborare e gestire un lutto

Quando si perde qualcuno di importante, il dolore e la sofferenza possono essere veramente profondi. In questo articolo cercherò di aiutarti a capire come elaborare e gestire un lutto.

Non è solo l’esperienza diretta che mi ha spinta a cercare di capire come si elabora e si gestisce un lutto. Quando superi gli anta è inevitabile che, chi è più avanti di te, potrebbe lasciarti all’improvviso.

Saper riconoscere e gestire il dolore ti aiuterà a non restare intrappolata nello shock, nella rabbia, nella paura e nei sensi di colpa.

C’è chi si ammala, restando nel dolore. Rifiuta il cibo, non dorme, si fa travolgere e si annienta per non voler soffrire.

Il dolore modifica il peso delle emozioni. Si chiudono porte all’affetto, alle amicizie profonde, remore del male provato per una perdita. Perché appassionarsi a qualcuno o a qualcosa se tutto muore, prima o poi? Apatia, depressione, sconforto per la vita in genere, sono le reazioni più dolorose.

Per iniziare a capire come elaborare e gestire un lutto, ti parlo del modello di Elisabeth Kübler-Ross. E’una psichiatra svizzera che ha introdotto per la prima volta il suo modello del dolore in cinque stadi. Nel suo libro “On Death and Dying” la psichiatra ha sviluppato i cinque passaggi dividendoli in: diniego, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione. ( Denial, Anger, Bargaining, Depression, Acceptance: DABDA)

Mi sembra superfluo dire che, ogni persona, elabora il lutto a modo suo. Il processo della psichiatra è uno studio elaborato in anni di osservazione di malati terminali. La stessa psichiatra ha sottolineato, dopo molte critiche, che le persone esperivano il dolore in modo confusionario e che addirittura c’erano persone che non provavano nessuno dei dolori che ha elencato.

Ci tenevo a sottolinearlo, per non farti sentire incastrata nelle fasi obbligate dall’elaborazione di Elisabeth Kübler-Ross

Ecco i cinque passaggi di come si gestisce ed elaborare un lutto.

Sei pronta, andiamo!

  1. Il diniego è il rifiuto della notizia, appena appresa. Lo shock è il primo stadio di dolore. In un solo istante la vita sarà completamente diversa. Si nega la perdita e ci si fa scudo nell’insensibilità.  In questa fase si crede che nulla avrà più senso nella vita. Ecco perché la negazione, il rifiuto a credere che sia vero, porta la persona a essere quasi distaccata.
  2. La rabbia è ilsecondo passo. Eppure è necessaria per guarire. Rifiutarla allontanerebbe questo momento di consapevolezza. Approfondire la rabbia, viverla, darle la possibilità di esprimersi, aiuterà il processo di guarigione.
  3. Il contratto o la negoziazione è il patto che si fa con sé stessi. I sensi di colpa emergono per non aver detto, fatto o impedito la dipartita della persona cara.
  4. La depressione si deposita nel livello più profondo di noi. In certi momenti sembrerà che durerà in eterno. Per fortuna non è così. Questo senso di depressione e la sua consapevolezza è necessaria per guarire.
  5. L’accettazione che non è menefreghismo. Si tratta dell’accettare la realtà: la persona che amavi non tornerà più. Ti abituerai a questa nuova consapevolezza.

Il processo, come dicevo, è individuale. E’ complesso classificare il dolore in 5 fasi. Credo che la sofferenza non sia lineare. Il tempo per elaborare un lutto è senza dubbio personale. Solo una cosa, secondo me, aiuta la maggior parte di noi: il tempo.

Prima di continuare vediamo quali sono i miti sul lutto da sfatare!

“Se ignori il dolore, scompare da solo”

“Devi essere forte per tutti noi”

“Se non piangi, significa che non ti dispiace abbastanza”

“Ti sei già rifatto una vita, ti importava poco della perdita”

“Tieniti occupato e il dolore passerà”

“Rimpiazza la perdita con qualcosa di simile”

Credo che le persone dicano queste frasi non coscienti del danno che possono provocare. Sono propensa a pensare che siano dette con il cuore in mano, nella speranza che la persona, a noi cara, stia meglio.

Sono invece d’accordo gli psicologi che, sollecitare il diniego al dolore, sia controproducente. Evitare la sofferenza non farà altro che farla restare dentro di te. Ritornerà a farsi sentire, quando meno te lo aspetti.

Con il tempo ti sentirai meglio e avrai sempre più voglia di vivere. Questo non vuol dire che la persona che hai perso sparirà dalla tua mente. La ricorderai con più consapevolezza e magari un giorno anche con il sorriso.

C’è un tempo “patologico” per elaborare un lutto?

Secondo gli esperti . Se, dopo un anno, il tuo dolore è ancora forte e non ha più senso per te la vita, può essere un problema. In questo caso devi farti aiutare da un professionista. Una psicoterapeuta sarà in grado di percorrere con te le fasi del lutto.

C’è una fase del lutto non superato che gli esperti chiamano “lutto complicato”. Succede quando il dolore della perdita è intenso e costante per più di un anno, ininterrottamente.

I sintomi sono l’incapacità di proseguire con la propria vita. Evitare ogni tipo di luogo che ricordi la persona amata. Sentire che la propria vita sia senza significato. Darsi colpe continue per la perdita. Credere che sia ancora viva. Sentirsi inutili. Non riuscire a proseguire con le mansioni quotidiane. Pensare di farla finita.

E’ come essere dentro una bolla e non vedere nessuna possibilità di uscita

Gli esperti lo chiamano “trauma psicologico” e si manifesta quando le condizioni sono estreme, come quelle elencate sopra. Di solito accade quando la perdita della persona amata è stata improvvisa, violenta o molto turbante.

Intervenire tempestivamente con l’aiuto di un/a psicoterapeuta è vitale. Se conosci qualcuno che abbia bisogno di aiuto, parlane con un professionista.

Come si elabora e gestisce un lutto, in pochi passi. Vediamo cosa dicono gli psicologi sull’argomento.

  1. Vivi ogni emozione che provi. Riconoscere il dolore e non sopprimerlo, ti aiuterà nella guarigione. So che è difficile, ma evitarlo sarà peggio.
  2. Distruggerti con i se i ma è deleterio per la tua salute mentale. I “Se avessi fatto… o se avessi detto…” porteranno a rendere il distacco ancora più difficile.
  3. Non stupirti di provare emozioni contrastanti. Fa parte del processo ed è normale.
  4. Nessuno può giudicare le tue emozioni. Se qualcuno vicino a te esprime nervosismo o critica nei confronti del tuo dolore, chiediti perché lo fa. Lo stesso vale per te stesso.
  5. Riprendi in mano i piaceri della vita. Magari hai abbandonato un interesse da tempo e ti era dispiaciuto. Hai visto quel corso che ti piacerebbe fare, un ballo nuovo da imparare. Fallo e vivi la tua vita meglio che puoi.
  6. Se non ce la fai da solo, rivolgiti a un professionista. La psicoterapia è un valido strumento per superare il dolore.
  7. Le ricorrenze sono momenti da vivere. Certo proverai del dolore, ma questo si trasformerà con il tempo. Se non ce la fai, parlane con chi ti sta accanto.

Perdere una persona cara è devastante. Bisogna perdersi per ritrovarsi e avere il coraggio di esternare le proprie emozioni. Altrimenti il dolore non se ne andrà.  

Si prova dolore anche per la perdita di un animale, di un amico, di un amante. Ogni perdita è un lutto, l’intensità la fa la relazione, l’età e l’esperienza di vita.

Sentirsi fragili è la prima forza per guarire.

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