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Il copy che diventa copy-à-porter

Il copy à porter sfila sulle passerelle delle aziende per la prossima stagione, gli stilisti copy dei brand entrano in crisi 4 volte all’anno: allarme moria dell’unicità.

Che cosa sta succedendo al copy-à-porter?

Si respira un vento foriero di tempesta, la crisi non cenna a passare, la malattia del copy-à-porter è conclamata.

Leggiamo sul responso che il virus è la proposta di testi economicamente accessibili, con periodi di innovazione sul piano stilistico e alcuni ben curati sul piano tecnico, ma tutti di serie.

Una produzione industriale che non lascia scampo all’omologazione perfetta, di cui il virus si ciba.

Regole di cui il copy-à-porter si nutre e che troviamo:

  1. cucite in fila
  2. sulla lunghezza del testo con strascico demodé
  3. alla fine in ansimante attesa che i compratori comprino, che i clienti clientino e che i fornitori fornino

Diciamolo: il copy-à-porter è proprio alla frutta.

E’ riuscito ad annientare la creatività di quelle menti che avevano fatto ricorso alla loro effervescenza per stilare le norme diventate Regole e che tutti i copy-à-porter hanno seguito pedissequamente come piccoli burattini.

Zero evoluzione e Zero rivoluzione dei testi.

PER FORTUNA LA PAROLA GIRA

L’acetone diventa enoteca e l’asso delle ossa.

Certo l’entusiasmante noia piace ancora, non c’è da stupirsi, le regole sono tutte al loro posto e i défilé delle parole svirgolano tra un salto alla parola sonora in favore della scelta del periodo banale, l’insolente stile originale deve ancora vincere sul borghese conservatore.

Incombe però la dinamica evolutiva del settore: il copy d’eccellenza aveva lasciato che il copy-à-porter sfilasse tronfio per anni, ora che la barba e la noia sono cresciuti come licheni sugli occhi dei clienti, deve essere rimpiazzato.

L’estro creativo è la parte più complessa per l’artigiano copy e come sempre la ruota gira, il cambio di tendenza sta chiudendo le porte al copy-à-porter per lasciar passare l’esuberanza dell’unicità e dell’alto-copy.

Il consiglio è iniziare a pensare/tagliare/cucire una collezione per la prossima stagione.

DA DOVE PARTIRE?

Tu sei unico ed irripetibile, qualcuno l’ha detto credo 2000 anni fa:

  • utilizzati
  • sfruttati
  • consumati

Pensa con la tua testa e scrivi con il cuore, lasciati trasportare da ciò che senti e meno da ciò che vedi. Trasmetti chi sei sempre e comunque senza paura di essere criticato, tanto lo sarai in ogni caso.

La tua collezione di parole deve parlare di te e meno del tuo brand, semplifica ma evita la banalità.

Quali sono le parole essenziali? E quelle non essenziali?

Le parole da eliminare sono quelle che fanno perdere tempo, inseguire le parole inutili ti allontana dal lettore.

Il segreto è uno solo.

Capire che non esiste una sfilata perfetta, esiste la sfilata migliore della precedente e lo stilista copy che sposa la tua filosofia.

Simpaticamente

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