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La censura del brutto e grasso

Siamo alla frutta, siamo all’esperazione del politicamente corretto. La censura delle parole brutto e grasso non è forse una discriminazione lei stessa? Se prende piede questa politica dovremmo festeggiare un “Martedì diversamente magro” e leggere ai bambini “La rivincita dell’anatroccolo un tempo ostile alla bellezza”

Dai libri dello scrittore gallese di Roald Dahl, sono state rimosse le parole “grasso” e “brutto” a favore di termini più fluidi, per non offendere nessuno.

Ci dobbiamo mordere la lingua se vediamo qualcosa di brutto ed evitare di mangiare ogni cibo che sia grasso.

Giochiamo al futuro. Ecco come cambieranno i titoli dei libri più belli di tutti i tempi.

“La ladra di parole” diventerà “L’accumolatrice seriale di parole”

“Il buono, il brutto, il cattivo” saranno ahimé “Il buono, il laudo, lo scortese”

Tutta colpa della censura del brutto e grasso.

” Il brutto anatroccolo” sarà ” La rivincita dell’anatroccolo un tempo ostile alla bellezza”

“Il grosso antiestetico dinosauro” è più carino con “Il gonfio antiestetico dinosauro”

“Biancaneve e i sette nani” in “Biancaneve e i 7 lillipuziani”

OPZIONE 2 ” Biancaneve e i 7 poco alti”

“Il principe e il povero” sarà “Il principe e il suo contrario”

OPZIONE 2 “Il principe e il poco agiato”

Si potrebbe andare avanti all’inifito, ma ci do un taglio di brutto e mi fiondo su un Aligot, il piatto più grasso francese.

Guai quindi a chi offende con un “grasso”, “brutto” o “pazzo”.

La svolta “woke” dei romanzi di Dahl scatena il duro commento dello scrittore iraniano Salman Rushdie: “Roald Dahl non era un angelo, ma questa è una censura assurda”, ha scritto Rushdie su Twitter. “Puffin Books e la Da Story Company dovrebbero vergognarsi”. Critica anche Pen America, una comunità di 7.500 scrittori che sostiene la libertà di espressione, la quale ha dichiarato di essere “allarmata” dalle notizie sulle modifiche ai libri di Dahl. “Così viene distorto il lavoro degli scrittori” ha spiegato in una nota.

(citSole24ore)

E’ un passo da gigante indietro nella storia del libero pensiero con il rischio di snaturalizzare lo scrittore. A furia di pensare cosa è o non è offensivo rischia di essere piatti e privi di concretezza.

Basterebbe contestualizzare il periodo storico in cui è stato scritto un libro se proprio si vuol essere politicamente corretto. O no?

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