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Si può aver paura della felicità?

Incredibile pensare che una persona eviti ogni cosa possa farla felice perché ne ha paura. Eppure è così, meglio un NO che un “chissà”. Si può aver paura della felicità?

Si chiama cherofobia, chi ne soffre tende a evitare tutto ciò che potrebbe provocargli un’emozione lieta. Qualcuno avrà sentito questo termine da Martina Attili, la sedicenne che portò il brano “Cherofobia” a X Factor XII. Ecco alcune strofe della sua canzone:

E ogni volta che qualcosa va come dovrebbe andare
Penso di non potercela fare
E cerco ogni forma di dolore
Mischiata al sangue col sudore
E sento il respiro che manca
E sento l’ansia che avanza
Fatemi uscire da questa benedetta stanza

Non è poi così strano avere paura della felicità, soprattutto quando stai vivendo un periodo di calma piatta, dove tutto è sotto chiave, anche i sentimenti. Perché rischiare di compromettere la stabilità di una barca che naviga su acque placide?

Se dovessi lasciarmi andare tutto finirà e resterà il vuoto, il dolore e la solitudine. Meglio la sicurezza di uno stato d’animo gestibile, che far fronte all’angoscia di naufragare.

La visione dei cherofobici, dal greco kairos cioè il momento giusto, l’attimo fuggente, è negativa, pessimistica e catastrofica. Non avendo la sicurezza del dopo e la non capacità di gestire un’eventuale notizia negativa, porta queste persone a vivere in un limbo apatico, fatto di azioni verificate e comportamenti “sicuri”.

Sono convinti che, semmai provassero anche pochi istanti di felicità, prima o poi saranno puniti.

La paura è quella di stare male dopo aver provato gioia. E’ il dolore dal quale si fugge, per questo si respinge ogni possibile opportunità di essere felice.

Perché si ha paura della felicità?

Probabilmente per esperienze negative del passato, più o meno importanti, traumi irrisolti, educazione remissiva, il non merito, umiliazioni o punizioni subite durante l’infanzia. Purtroppo questa forma d’ansia non ha certo una radice storica felice.

Pensiamo a quante volte ci hanno chiesto di essere felici a prescindere. Un obbligo che esclude la spontaneità dei sentimenti. Dimostro felicità anche se sono triste, perché i problemi veri sono altri rispetto a un umore dissonante, una giornata no, un’opinione diversa dalla tua. Quando la felicità diventa un obbligo, è possibile sviluppare un’avversione per la stessa.

Anche il più grande dei piaceri, quando diventa un obbligo, perde il suo fascino. 

Quindi se provo un disagio devo nasconderlo, se voglio essere accettato dalla società, dalla famiglia o dal fidanzato, per questo diventa complicato dare un sano sfogo alle emozioni negative e l’obiettivo di essere felici è più distante.

A peggiorare le cose, nelle persone particolarmente severe con se stesse, sono il senso di colpa e l’aggressività con la quale si trattano. I “Potevo fare di più”, “Non merito quello che ho”Cosa posso pretendere“Troppo bello per essere vero” sono spade di Damocle che allontanano il solo pensiero della felicità.

In realtà non è l’essere felici che fa paura, piuttosto è il lasciandosi andare che provocherà qualcosa di brutto e di terribile.

Mi ricorda molto l’atteggiamento dei miei genitori, persone che hanno faticato per raggiungere un obiettivo, che hanno fatto tanti sacrifici. La loro convinzione è che la felicità sia un sentimento effimero, duri poco e non sia reale.

Si può guarire dalla cherofobia?

La psichiatra Carrie Barron, in un articolo pubblicato su Psychology Today, spiega che un buon punto di partenza per affrontare la cherofobia sia fare psicoterapia e scavare nel proprio passato, andando a ritroso fino agli eventi che hanno innescato la paura di essere felici, per iniziare poi un percorso di riabilitazione.

Proprio per le pesanti ripercussioni e limitazioni sul processo di crescita personale e gli effetti a livello di soddisfazione e realizzazione personale, è importante che l’individuo capisca, attraverso un lavoro psicologico di riflessione su di sé, le cause e l’origine delle sue ansie e preoccupazioni al fine di affrontarle in maniera adeguata e funzionale.

Solo così potrà vivere liberamente e pienamente la propria vita.

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