Che cos’è la ragione se non il dovere di ogni uomo di ricercare oltre il sé nell’ambiguo pensiero che è mitico e razionale, utopico e veritiero?
Se non vi è giudice alla ragione perché non c’è un’autorità superiore che possa contrastarla, come non notare nella realtà quotidiana la sua debolezza, le contraddizioni che spingono a una evidente perdita di valori, testimone inesorabile della fragilità dell’uomo contemporaneo?
Che cos’è questo, se non il trionfo della follia, della maschera e del travestimento, del conflitto tra il raziocinio e la coscienza? Lo scandalo delle passioni, a oggi lontano da ogni riconciliazione con l’Io pensante, distruggerà solo le identità fasulle, confrontandosi, senza mai esaurirsi, in un continuo duello con svariate combinazioni?
Chi può saperlo, tuttavia il tema centrale resta ancora la Ragione. Mi chiedo se quest’ultima avrà la forza di salvare l’uomo. Aiuterà l’anima a riconvertirsi, a riprende possesso dell’istinto, quello capace di scindere il giusto dal sbagliato?
Verrà il giorno in cui tutto sarà perfetto, ma ogni volta che tende a emergere un modello di astratto sociale, il caos ritorna a fare da intermediario tra cultura e natura, il bene e il male, la materia e lo spirito.
Un gioco antropologico cui non avrà fine e che produrrà solo inedite forme di nuovo pensiero e nuova sensibilità.