Real Life

Vuoi che lui ti ami, ti dico come fare!

Le relazioni non sono complesse, basterebbe conoscere i meccanismi che le muovono per renderle facili e stimolanti.

Diamo per appurato che la natura dell’uomo è donare, mentre quello della donna è ricevere, che l’uomo non pensa come noi, perché ha un Dna molto diverso da quello della donna. Che fin dalla notte dei tempi lui è il cacciatore, noi donne siamo la preda. L’uomo fa una cosa alla volta, noi nel frattempo abbiamo mosso il mondo.

Ci escono dalle orecchie le regole trite e ritrite di come far funzionare un rapporto.

Da una buona relazione passa attraverso l’accettazione a comprendere gli atteggiamenti dell’altro senza giudicare, accogliere le diversità come un valore aggiunto, piuttosto che condannare e rifiutare l’atteggiamento inverso potrei continuare per ore.

Possibile che non ci sia niente di nuovo, mi chiedevo da tempo e senza volerlo mi imbatto in qualcosa di fenomenale.

Leggo, in un giornale di psicologia, un articolo dedicato alla relazione. Il titolo citava più o meno così:

“Se vuoi che lui ti ami, trattalo come un cucciolo!”

Questi sono impazziti, ho pensato subito, ma dopo averlo letto mi sono detta: “Perché no, proviamo!” e ho messo in pratica i consigli che hanno, purtroppo, funzionato.

Secondo questo studio per avere una relazione quasi perfetta ( il quasi l’ho aggiunto io ) dovremmo interagire con il nostro partner esattamente come faremo con un cucciolo di cane.

Avete presente i vezzeggiativi, le carezze, l’amore, le coccole, la vocina che ci esce da Cenerentola quando lo chiamiamo, l’insegnamento dolce e carino di quando gli spieghiamo di non fare i bisogni qui, di non mordere là.

Insomma abbiamo capito, basta avere avuto un cucciolo in casa anche per un giorno.

Ho messo in pratica questo atteggiamento per due ore di fila e il mio lui sembrava camminasse due metri da terra.

Quello che ho ottenuto è stata una soddisfazione ad ogni mia richiesta, un’apertura all’amore e una valangata di complimenti, anche dove non c’era bisogno.

Sì, ha funzionato.

Peccato che questo atteggiamento così accondiscendente l’ha insospettito. Il giorno dopo, scordata del meccanismo,  lui è tornato il brontolone di sempre ed io la rompipalle di sempre.

Sono allora tornata alle dinamiche accettate e appurate da tempo, mi sono ricordata che non mi sta facendo un dispetto se mentre aggiusta una tapparella non riesce a dirmi che cosa vuole per cena.

Non sono dispetti, neppure menefreghismo, è che lui è talmente concentrato in quello che fà che si isola, non sente, non vede, non c’è.

Dopo aver terminato il suo lavoro, è in grado di dirmi esattamente che cosa desidera mangiare. 

Una cosa è certa: per la donna è difficile capire come sia possibile che, essendo fatti della stessa pasta, lui sia così diverso da noi.  

Prima lo capiamo, meglio sarà per la nostra relazione.

Una regola vale per entrambi: se vogliamo condividere veramente, non possiamo essere coinvolti in altre cose.

Quando siamo accanto al nostro uomo dobbiamo essere presenti  fisicamente, mentalmente, spiritualmente ed anche emotivamente. Lui ci sentirà e non perderemo l’occasione di crescere insieme.

Gli uomini saranno anche semplici, ma avere a che fare con noi donne, alle volte, può essere davvero un secondo lavoro. 

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